Il linguaggio dell'utopia

Analisi della neolingua in 1984 di G. Orwell



Vittorio Barabino

I
 

Introdurre il tema della letteratura utopica per mezzo di un riferimento al mondo della letterature fiabesca suscita meno perplessità se, dopo un'attenta analisi, la letteratura sull'utopia si consideri un genere a sé, affine a quello della fiaba, una sorta di "fiabesco politico".

Partendo dal noto studio di V.Propp (2) sulla struttura della fiaba e applicandolo all'analisi delle più importanti opere utopiche si riscontra infatti una sorprendente somiglianza tra i due generi letterari. L'utopista, come lo scrittore di fiabe, snatura l'uomo reale e ne cristallizza la personalità in pochi tratti essenziali ed evidenti. La persona diventa personaggio e nessuna sfumatura è ammessa nella descrizione della sua identità: i personaggi sono infatti schierati dalla parte del Bene, del Giusto, oppure dalla parte del Male, dell'Eresia.

Il punto di inizio della narrazione presenta sempre una situazione favorevole per il personaggio protagonista, situazione che viene alterata dall'antagonista. Il finale prevede, dopo una dura lotta, il ritorno della situazione originaria o ad una nuova situazione che sia comunque positiva per il protagonista.

Questo equilibrio della struttura narrativa è arbitrariamente creato dallo scrittore, cioè dal creatore dell'utopia, tuttavia esso perde l'originaria artificiosità quando il lettore si immedesima nella storia. Accettate le premesse della narrazione, lo svolgimento e la conclusione appaiono naturali: allo stesso modo di chi "vive" nella fiaba, chi vive in Utopia non sentirà più l'imposizione delle regole, perché chi crea Utopia farà in modo che esse siano ciecamente accettate, e la trasformazione della lingua costituisce il mezzo principale per il conseguimento del consenso.

La fondamentale differenza tra la fiaba e l'utopia, nonostante le profonde affinità di struttura, consiste nel fatto che mentre la fiaba resta immutata nella sua essenza dall'inizio alla fine, l'utopia subisce una trasformazione radicale. Dall'utopia si passa alla Kakotopia. (3)

Alla fine del XIX secolo il progresso non è più considerato una necessità storica; sorge al contrario la sensazione che la civiltà occidentale sia condannata alla decadenza. I primi segni del cambiamento del clima psicologico sono presenti nelle opere di S.Butler e G.Wells, dove permane tuttavia la speranza di poter combattere per riscattare la società.

Agli inizi del XX secolo anche questa tenue speranza svanisce e gli orrori della guerra fanno presagire il crollo definitivo .

Il progresso tecnologico ed il Socialismo marxista in Russia, in cui l'intellighentia europea aveva riposto le più grandi speranze, diventano fonti di una nuova inquietudine. La tecnologia infatti ha migliorato le condizioni di vita, ma il suo sviluppo veloce ed inarrestabile fa temere che essa prenda il sopravvento sulle stesse menti che l'hanno generata. Nasce il terrore che la scienza possa giungere a manipolare le coscienze e togliere all'uomo il dominio su se stesso.

Dopo le esperienze del socialismo reale e dell'esplosione tecnologica, l'utopia ha dunque cambiato di segno e si è assistito a quello che è stato definito "il paradosso dell'utopia": l'aspirazione ad una società perfetta diventa inquietante vocazione totalitaria (4).

La società perfetta, Utopia, è isolata e ripiegata in se stessa, per evitare di "corrompersi" al contatto col mondo esterno: È, come la definisce K.Popper, una società chiusa (5).

Considerata dal punto di vista economico, si tratta di una società collettivista in cui non esistono né proprietà privata, né commercio, né moneta, ma dove l'economia è pianificata dalla classe dirigente, la classe cioè che ha progettato e costruito la città di Utopia.

La famiglia, luogo della privacy, è raramente tollerata e generalmente i figli sono allevati da istituzioni pubbliche, completamente sottratti alla tutela dei genitori.

L'interesse individuale è un elemento "entropico", portatore cioè di disordine e deve lasciare spazio all'interesse comune.

L'equilibrio della società perfetta risulta dalla combinazione di queste regole sociali; i mezzi utilizzati (tecnologia e terrore) trasformano un fine di per sé positivo, come l'armonia, in incubo, l'incubo del totalitarismo.

L'"ingegnere utopico" conosce profondamente le variabili fondamentali ed i meccanismi che regolano la società liberale, la società aperta, e su di essi interviene, come un apprendista stregone, per trasformarli radicalmente e far nascere dalla loro reazione la società chiusa, la società totalitaria che soffocherà nella sua ideologia il suo stesso creatore .

Una delle variabili fondamentali di regolazione dei meccanismi sociali è il linguaggio e l'ingegnere utopico se ne serve per gettare le fondamenta della sua costruzione.

Il brano sopra riportato, tratto dalla celebre opera di Lewis Carroll, Trough the looking glass, è un semplice, ma efficace esempio di come l'uso del linguaggio riveli la natura più o meno democratica di una società. Alice rappresenta chi vive il passaggio dalla società aperta alla società chiusa. Nella società che la protagonista si lascia alle spalle vige una "legge linguistica" uguale per tutti e la comunicazione è resa libera da un codice linguistico condiviso e non arbitrariamente trasformato da chi detiene il potere.

Quando incontra Humpty Dumpty, Alice è già nella società chiusa, in Utopia, dove l'armonia e l'immutabilità sono i fini ultimi, perseguiti innanzitutto attraverso l'elaborazione e l'imposizione, da parte di "chi comanda", di arbitrarie regole linguistiche. Nessun discorso può dunque assumere un significato diverso da quello deciso dai comandanti e nessuna interpretazione che si discosti da quella ufficiale è ammessa.

II

1984, Londra. Il mondo è diviso in tre immensi stati, due dei quali in guerra tra loro. Oceania è la società utopica, governata secondo i principi del Socing (Ingsoc), vale a dire l'ideologia del Socialismo inglese che si fonda sull'incontestabile autorità del capo carismatico, il Grande Fratello, onnisciente ed onnipresente. I suoi occhi sono telecamere che spiano nelle abitazioni, il suo braccio la "psicopolizia" (thinkpol) che interviene al minimo sospetto di "psicoreato" (crimethink), la sua coscienza si insinua in quella della gente comune e suscita il senso di colpa al solo pensiero di un'eresia. Tutto è permesso: pensare, se si aderisce anche col pensiero ai principi del Socing: amare, se lo si fa per la continuazione della società perfetta; divertirsi, se si seguono i programmi TV di propaganda del Partito.

Si assiste all'avverarsi del paradosso dell'utopia: libertà è libertà di fare tutto ciò che il Partito desidera che si faccia, dall'utopia si scivola così inevitabilmente nella "kakotopia".

Winston, "l'ultimo uomo in Europa" (è il titolo che l'autore avrebbe preferito) e la sua compagna lottano per preservare la loro dignità di esseri umani; immersi ormai nella ideologia del Grande Fratello cercano di combatterlo dall'interno del Partito stesso, ma ogni ribellione contro chi ha il potere di controllare le coscienze è condannato allo scacco.

"1984", la grande opera di G.Orwell sull'utopia negativa (6), descrive in un'appassionante trama romanzesca il fatale "scivolamento" dall'utopia alla kakotopia. L'appendice al romanzo è dedicata alla descrizione dell'arma più potente di cui dispone il Grande Fratello per agire sulle coscienze ed imporre così i dogmi del Socing.

La Neolingua (Newspeak) è un sistema linguistico arbitrariamente elaborato dai tecnici del Partito, in cui ogni termine assume solo ed esclusivamente il significato che più è in armonia con i principi dell'ideologia del Socing. Non esiste alla base della comunicazione un criterio interpretativo condiviso da tutti i parlanti.

Il linguaggio non permette all'uomo soltanto di comunicare con gli altri e con se stesso, ma, come affermano i teorici della relatività linguistica (E.Sapir e B.Whorf sono i più rappresentativi ), perfino di "forgiare l'intera visione del mondo"(7).

"Il sistema linguistico di sfondo (la grammatica) di ciascuna lingua—scrive B.Whorf—non è soltanto uno strumento di riproduzione di idee, ma esso stesso dà forma alle idee, è la guida all'attività mentale dell'individuo(8).

Il mondo si presenta come un flusso caleidoscopico di impressioni che deve essere organizzato dalla mente, il che vuol dire che deve essere organizzato in larga misura dal sistema linguistico della nostra mente.

Le trasformazioni linguistiche operate dall'utopista rivelano dunque come egli desidera ed impone che si guardi e si interpreti la realtà.

Quest'ultima considerazione chiama in causa una celebre espressione di L. Wittgenstein:

"I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo."(9)

La principale funzione della neolingua è quella di "semplificare al massimo le possibilità di pensiero", in modo da non permettere altri principi e valori che non fossero quelli imposti dalla classe dominante, il Partito.

"Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo " (10)

Così i linguisti scelti dal partito per l'elaborazione della Neolingua presentano l'obiettivo del loro lavoro. E continuano:

"La Rivoluzione sarà completata solo quando la lingua avrà raggiunto la perfezione." (11)

Attraverso la manipolazione del linguaggio si elimina dunque anche la sola possibilità di formulare un pensiero contrario all'ideologia imposta, poiché si elimina alla base la possibilità perfino di pensarlo.

Scrive infatti E.Sapir:

"Alla domanda se si possa pensare facendo a meno del linguaggio la maggior parte delle persone risponderebbe sì (...); l'impressione che molti hanno di poter pensare o addirittura ragionare senza la lingua è un'illusione (...). In effetti, appena noi tentiamo di stabilire una consapevole relazione tra un'immagine e l'altra, ci accorgiamo che stiamo scivolando in un flusso di parole silenziose".(12)

L'etnolinguistica ha mostrato l'infondatezza della diffusa credenza secondo la quale la lingua non sarebbe che un ornamento del pensiero, essendo quest'ultimo talmente indipendente dalla lingua da non subire nessuna trasformazione al variare di essa.

Gli etnolinguisti dimostrano invece nei loro studi che il linguaggio non esprime ciò che è già formulato in maniera non linguistica, poiché le leggi della logica sono strettamente connesse con quelle della lingua.

Il linguaggio, infatti, nel momento stesso in cui permette di comunicare un messaggio, ne crea il contenuto, o, per riprendere l'efficace espressione di Chase, forgia "l'intera visione del mondo".

Alla luce di queste ultime considerazioni risulta ora inequivocabile il messaggio che G.Orwell trasmette nel passo iniziale dell'appendice a "1984":

"Fine della Neolingua non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero".(13)

La Neolingua è profondamente legata all'ideologia che deve esprimere. Il Socing si fonda sull'autorità indiscutibile del Grande Fratello; qualsiasi pensiero in contrasto con il Socing è eresia e come tale non solo allontanato, ma eliminato nel momento stesso in cui sorge, attraverso un vero e proprio terrorismo linguistico.

L'archeolingua (Oldspeak) è la lingua comune in uso prima del Socing ed il suo destino è quello di essere quasi completamente sostituita dalla Neolingua. È infatti tollerata la sopravvivenza delle sole parole che abbiano quel significato che i membri del partito tollerano, mentre tutti gli altri significati sono esclusi, annullati:

"Daremo un unico esempio.

La parola LIBERO esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come QUESTO CAMPO È LIBERO DA ERBACCE, ovvero QUESTO CANE È LIBERO DA PULCI. Ma non poteva essere usata nell'antico significato di politicamente libero o intellettualmente libero, dal momento che la libertà intellettuale non esisteva più nemmeno come concetto."(14)

La riduzione del vocabolario non riguarda solamente i termini a carattere palesemente politico, ma anche altri considerati superflui dal momento che ciò che esprimono non esiste più.

Generalmente le lingue tendono spontaneamente all'economia espressiva, ed espressioni non più integrate nella lingua comune tendono a scomparire, ma in Oceania questo fenomeno non avviene spontaneamente, poiché l'economia espressiva della Neolingua è controllata e forzata.

La razionalità e la semplicità sono qualità che la letteratura utopica ha sempre enfatizzato, ma la positività di questi due tratti caratteristici è soltanto apparente. L'utopista esige infatti che il linguaggio rifletta fedelmente la razionalità e la semplicità della struttura socio-politica della Città Perfetta; una lingua semplice e razionalmente organizzata non è desiderata come obiettivo di per se stesso valido, ma soltanto come mezzo per ridefinire la funzione od il contenuto del pensiero.

La possibilità di esprimere in più modi un singolo concetto è fonte di forza e di vitalità di una lingua, ma in Oceania cessa di essere valorizzata, ed è anzi combattuta perché testimonianza della presenza di autonomia individuale. L'esistenza di più significati esprime la molteplicità delle interpretazioni: se il contenuto concettuale di un termine è invece uno soltanto, la standardizzazione del significato permette di immobilizzare, attraverso la lingua, anche la società.

Nuove esigenze, nuovi valori, nuove prospettive sono banditi dalla società perfetta dove per ognuno e per ogni cosa il Partito ha stabilito un valore ed una funzione, come per ogni parola ha stabilito un solo significato che nessuno può permettersi di interpretare.

L'aspetto politico-ideologico è dunque predominante nella rivoluzione linguistica. Già nell'"Utopia" di Tommaso Moro (15) è presente un implicito parallelismo tra cambiamenti politico sociali e cambiamenti linguistici e la successiva letteratura utopica tenderà ad esplicitare sempre più la funzione del linguaggio nella realizzazione della società perfetta (16).

III

Le parole della Neolingua appartengono a tre classi distinte: "Vocabolario A, Vocabolario B, Vocabolario C"(17).

Il "Vocabolario A" comprende parole di uso comune, quelle impiegate nei dialoghi quotidiani e che servono a descrivere azioni abitudinarie (vestirsi, camminare, mangiare...). Tutti i termini del "Vocabolario A" hanno un solo significato e si riferiscono ad oggetti concreti ed azioni materiali; il loro uso in altri contesti è impossibile poiché essi sono privi di sfumature semantiche che li possano trasferire in campi di riferimento più ampi, come ad esempio la politica o la filosofia.

Il "Vocabolario B" contiene invece parole create deliberatamente per scopi politici: esse non solo hanno un significato politico, ma anche, e soprattutto, una funzione politica consistente nell'implicito atteggiamento mentale che impongono a chi le introduce nei propri discorsi.

In una sorta di "stenografia verbale", le parole del "Vocabolario B" permettono di concentrare in poche sillabe un intero sistema di idee.

I principi del Socing appaiono così tanto più chiari ed evidenti quanto più sono concentrati in poche ed essenziali parole.

Una caratteristica di tali termini è l'intercambiabilità: ogni parola può occupare qualsiasi posto nella frase, può cioè essere utilizzata come verbo, come avverbio, nome o aggettivo. Nessun principio morfologico viene rispettato: in alcuni casi il termine resta invariato qualunque sia la sua funzione, in altri casi resta invariata solo la radice e si aggiunge un suffisso. Si legge ancora nell'appendice:

"Thus, for example, speedful meant "rapid" and speedwise meant "quickly" (…) any adjectival meaning could be arrived at by adding -ful to a noun-verb."

"Così, per esempio, VELOCITEVOLE significava rapido e VELOCITAMENTE significava rapidamente (...), qualsiasi significato aggettivale poteva essere facilmente ottenuto aggiungendo EVOLE al nome-verbo." (18).

Il contrario di ogni termine si ottiene aggiungendo l'affisso S (nell'originale un-), mentre il superlativo ed il comparativo richiedevano rispettivamente gli affissi BISPLUS e PLUS (doubleplus- e plus-).

Per la coniugazione dei verbi le regole sono le stesse per tutti, ad eccezione di pochissime classi di verbi che seguono regole speciali. Il passato, ad esempio, si ottiene aggiungendo sempre ATO (-ed , come steal-*stealed)("pretendato, insorgato, incidato" sono i passati ed i participi passati di pretendere, insorgere, incidere). Allo stesso modo, senza nessuna differenziazione, si forma il plurale semplicemente aggiungendo l'affisso "i" (donna-donni, uomo-uomi,etc.).

Tutti i termini di difficile pronuncia sono eliminati, mentre quelli usati in alcune espressioni particolari ed appartenenti all'Archeolingua sono considerate forme arcaiche.

Soffermarsi sulle regole grammaticali e sintattiche della Neolingua non esprime un atteggiamento di pedanteria, ma è necessario per comprendere la struttura della società di Oceania.

L'inesistenza di regole grammaticali che differenzino i procedimenti linguistici quali la formazione del plurale o la coniugazione dei verbi a seconda del tipo di nome e di verbo, come visto negli esempi sopra riportati, rivela una semplicità di linguaggio portata al limite estremo. Tale semplicità non ha il fine di agevolare gli abitanti di Oceania nell'uso del nuovo linguaggio , ma ha una funzione esclusivamente politica: la razionalità della struttura linguistica deve mostrare a tutti la razionalità delle strutture economica e politica imposte dal Partito.

Le parole del "Vocabolario B" hanno la caratteristica di essere composte da due o più termini, generalmente un nome ed un verbo. L'espressione "pensabuono"(goodthink) significa ortodossia, mentre "panciasentire" (bellyfeel) indica l'entusiastica accettazione del Socing ed "archepensevole" (Oldthink)esprime il rifiuto del passato identificato con la malvagità e la decadenza.

La maggior parte dei termini contengono la forza della vocazione palingenetica degli utopisti: essi infatti non esprimono significati, ma li distruggono, così come gli utopisti non esprimono nuovi valori, ma distruggono quelli della società precedente.

La parola "archepensevole", ad esempio, è creata per sostituire parole come razionalismo ed obiettività; la parola "psicoreato" per sostituire, e quindi abolire le parole e con esse i concetti di libertà, uguaglianza, giustizia, morale, democrazia.

Un derivato del termine "psicoreato" è il termine "reasesso"(sexcrime) che copre tutti i significati negativi della vita sessuale. Anche per formare le parole composte esiste solo il criterio dell'arbitrio: la parola con funzione di nome può seguire o precedere quella con funzione di aggettivo o di altra parte del discorso (psicoreato e "reasesso" sono due esempi significativi del libero criterio di composizione). A volte esigenze eufoniche rendono necessarie costruzioni irregolari ed amputazioni dei termini : "Minamor" per "Minamorevole"; "Minipax" per "Minipaxevole", e così via.

Le esigenze eufoniche servono tuttavia a mascherare esigenze ideologiche: il discorso deve essere armonioso, orecchiabile come una filastrocca, per invitare chi ascolta a ricordare e condividere i principi che esso vuole veicolare. L'invito all'adesione è tuttavia il primo stadio della vera e propria costrizione: tutti coloro che non appartengono al Partito sono potenziali colpevoli di psicoreato e per evitare la condanna a morte devono subire un processo di rieducazione che parte proprio dal linguaggio.

Molte parole sono degli eufemismi, spesso talmente esagerati da diventare delle vere e proprie contraddizioni in termini, come "Minipax" per indicare il Ministero della Guerra, "Svago-campo" (joycamp) per indicare il campo dei lavori forzati.

Tutte le denominazioni delle istituzioni, delle organizzazioni, dei Paesi, degli uffici sono abbreviate. Fa notare G.Orwell nell'appendice:

"La tendenza ad usare abbreviazioni era particolarmente sentita nei Paesi a regime totalitario e nelle organizzazioni totalitariste (Nazi, Gestapo, Comintern )."(19)

L'abbreviazione di un termine implica una sottile alterazione del significato, poiché la parola diventa un simbolo di un concetto e di quello soltanto, essendo eliminata la possibilità di ulteriori interpretazioni.

Analizzando da questo punto di vista l'espressione "Comintern", ad esempio, e confrontandola con l'espressione "Internazionale Comunista", si nota subito che mentre la prima si riferisce a qualcosa di immediatamente identificabile, come un'immagine (un'organizzazione determinata ed una precisa dottrina alla sua base ), la seconda espressione richiama un significato più complesso , "su cui si è obbligati ad indugiare, —scrive G.Orwell— se anche per un breve momento (20) (universale fratellanza, Marx, barricate, bandiere rosse).

Le parole della Neolingua si assomigliano nel suono e nella morfologia, sono meccanicamente costruite attraverso l'assemblaggio di poche sillabe, mentre i suoni sono monotoni, ripetitivi ed aspri. Tali caratteristiche rispondono ad una precisa logica: il discorso, soprattutto quello politico, deve nascere senza una previa riflessione, in modo automatico, come "una scarica di pallottole da un mitragliatore" (21), dal momento che, essendo la lingua in armonia con lo spirito del Socing, ogni riflessione sulla scelta delle parole del discorso è superflua. Se esiste un termine per esprimere un concetto, il concetto in questione è necessariamente giusto, cioè in sintonia col Socing; in caso contrario è inutile sforzarsi di cercare l'espressione più adatta per un concetto che non può più esistere perché eretico, in contraddizione cioè col Socing.

La Neolingua comprende un numero di termini molto limitato ed i linguisti del Partito cercano di eliminare ogni termine che non risulti indispensabile: più la scelta è limitata, più debole sarà la tentazione di lasciar spaziare il pensiero. La parola "ocolingo"(duckspeak)(22) esprime il limite estremo a cui si vuol far giungere il processo di riduzione inguistica : "ocolingo" è chi può "articolare il discorso nella stessa laringe, senza chiamare in causa i centri del cervello" (parlare con lo stesso meccanismo con cui l'oca emette i propri versi).

Il "Vocabolario C" costituisce un supplemento degli altri due e comprende i termini scientifici e tecnici. Ogni operaio specializzato "poteva trovare tutte le parole che gli erano necessarie nella lista dedicata alla sua specializzazione, ma dava di rado più che una fuggevole occhiata alle parole che componevano le altre liste".(23)

La specializzazione, in seguito allo straordinario sviluppo della tecnologia, è dunque spinta al massimo grado e nel linguaggio se ne ha il primo ed evidente riscontro. La lingua della scienza e della tecnica non è costituita da un vocabolario comune a tutti gli scienziati e tecnici, condizione questa necessaria per il confronto ed il progresso scientifico. Alla base dell'impossibilità dello scambio e della collaborazione intellettuali c'è lo stesso principio che risiede alla base dell'impossibilità del pluralismo ideologico e del mercato economico: l'unica scienza, l'unica organizzazione dell'economia, l'unica ideologia è il Socing.

Nei confronti delle opere letterarie, scientifiche e filosofiche appartenenti alla tradizione di pensiero della "decadente" società liberale, l'utopista ha lo stesso atteggiamento assunto verso il linguaggio.

Già in Platone si avverte la necessità primaria di distruggere le opere del passato per costruire la Città Perfetta. Nella "Repubblica" il filosofo dichiara che la tela, che rappresenta il carattere e lo stato dei cittadini, deve essere resa "il più possibile pulita".(24)

Morelly ribadisce tale concetto nel "Codice della Natura":

"Bisognerebbe che in una società come quella che voi governate, Principe, non ci fosse che un solo volume (...). Vi sarà una specie di Codice Pubblico di tutte le scienze nel quale, oltre i limiti prescritti dalle leggi, nulla potrà mai aggiungersi."(25)

G.Orwell conclude l'appendice a "1984" riportando un brano tratto dalla "Dichiarazione d' Indipendenza" e descrivendo l'atteggiamento assunto verso questo documento, come esempio di opera del passato, dagli utopisti di Oceania:

"Sarebbe stato assolutamente impossibile rendere tutto questo in Neolingua, rispettando il senso dell'originale (...). Una traduzione completa ed analitica avrebbe potuto essere soltanto una traduzione ideologica, in cui le parole di Jefferson sarebbero state trasformate in panegirico dello stato assoluto".(26)

Anche i fatti della storia sono dunque travolti dall'impeto totalitario degli utopisti.

Il passato è quello che il Partito vuole che sia e la sua mutabilità è il dogma centrale del Socing.

Gli slogan di Partito sono frasi semplici ed autocontraddittorie, ma sono dogmi ed è vietato soffermarsi a constatare l'evidente inconciliabilità tra soggetto e predicato:

"LA GUERRA È PACE"
"LA LIBERTA' È SCHIAVITÙ"
"L'IGNORANZA È FORZA" (27)

Anche se qualcuno fosse talmente coraggioso da volerli confutare, non troverebbe più le parole per farlo : democrazia, libertà, conoscenza non esistono nel nuovo vocabolario.

La Neolingua è potente, attacca il pensiero e lo distrugge sul nascere.

"Winston sentiva che si era come prodotto un vuoto, come se gli fosse stato tolto un pezzo del cervello (...). (28)

Il giorno che l'Archeolingua fosse stata sostituita una volta per tutte dalla Neolingua si sarebbe infranto l'ultimo legame col passato." (29)

La lingua è alla base del pensiero, si pensa parlando e la riflessione intima è un vero e proprio discorso con se stessi.

Il ciclone del totalitarismo spezza le strutture della lingua, prima di agire su quelle della società, poiché azzerando le menti, facendone "tabula rasa", può immettervi un nuovo modo di pensare, quello dettato dal Grande Fratello.

"Ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era riuscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello."(30)

IntercoM #142/143

Note
  1. L.CARROLL, Alice nello specchio, Milano, Bompiani, 1963,p.98, cit. da M. Baldini in Il linguaggio delle utopie. Utopia e ideologia: una rilettura epistemologica, Edizioni Studium, Roma, 1974. 
  2. V.PROPP, Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi,1986. 
  3. L.PELLICANI, Rivoluzione e totalitarismo, Roma, Pagine,1992, p.27. 
  4. ibidem,p.28. 
  5. K.R. POPPER, La società aperta e i suoi nemici, Armando, Roma, 1974. 
  6. G.ORWELL, 1984 , Milano, Mondadori,1967. 
  7. J.CHASE, Il potere delle parole, Milano, Bonpiani, 1966. 
  8. B.WHORF, Linguaggio, pensiero e realtà, Torino, Boringhieri, 1970, p.163. 
  9. L.WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, Torino, Boringhieri, 1970, p.163. 
  10. G.ORWELL, op. cit., pp.61-62. 
  11. ibidem. 
  12. E. SAPIR, Il linguaggio, Torino, Einaudi, 1969, pp.14-15. 
  13. G.ORWELL, op. cit., p.315. 
  14. ibidem, p.316. 
  15. T.MORO, L'Utopia, Roma, Colombo, 1945. 
  16. cfr. D.De VAIRASSE, L'Histoire des Sevarambes, Parigi, 1882; E.CABET, Voyage en Icarie, Parigi, 1847; H.G.WELLS, La macchina del tempo, Milano, Rizzoli, 1959; J.SWIFT, I viaggi di Gulliver, Torino, Utet, 1965; E.BULWER-LYTTON, La razza futura, Milano, Treves, 1890; A.FRANCE, Sulla pietra bianca, Milano, Rizzoli, 1961. 
  17. G.ORWELL, op. cit., p.316 sgg. 
  18. ibidem, pp.315-316. 
  19. ibidem,p.322. 
  20. ibidem, p.323. 
  21. ibidem, p.323. 
  22. ibidem, p.324. 
  23. ibidem, p. 325. 
  24. PLATONE, Repubblica, 501a. 
  25. MORELLY, Codice della Natura, Torino, Einaudi, 1952, p.160. 
  26. G.ORWELL, op. cit., p.326. 
  27. ibidem, p.8. 
  28. ibidem, p.270. 
  29. ibidem, p.325. 
  30. ibidem, p.326. 

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